MANIFESTO POLITICO - Presidium Z

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PRESIDIVM Z (IMPERIVM)

Manifesto
politico



SPAZIO e TEMPO
Alle origini della civiltà  italica ed europea vi erano le città stato (Polis) dell’ Ellade che crearono insediamenti spingendosi dalle due sponde dell’Egeo fino al resto del Mediterraneo.
La nascita di Roma secondo la mitologia che leggiamo nell’Eneide la vuole far nascere proprio dalle ceneri di Troia da cui Enea ed Ascanio scapparono, lo stesso Orazio diceva:
“Graecia capta ferum victorem cepit”, l’Ellade conquistata dall’Impero Romano lo conquistò a sua volta con la propria cultura. E' palese quindi che la civiltà e la cultura Europea nascono sulle sponde del Mediterraneo, di sicuro non a Bruxelles o a Londra.
Perché cominciare questo manifesto guardando all’antichita? Perché non si può capire chi si è realmente se non si capisce da chi e da dove si proviene.
Cosa significa Europa? Sentiamo questa parola che viene nominata di continuo come se fosse un’entità trascendente, l’Europa prima di essere un’area geografica è un concetto culturale e se non lo si capisce si rimane barbari, ignoranti, ammaestrabili dallo schermo di un televisore o dai social network.
Quel legame con il mondo classico ci dice cos' è l’Europa, non a caso la fine di quel mondo fu l’avvento dei cosiddetti secoli bui appartenenti al Medioevo, che finirono proprio con un ritorno ed una riscoperta del classico avvenuta in epoca rinascimentale nel XV e nel XVI secolo.
E’ proprio l’Italia rinascimentale che torna ad essere il “centro” del mondo almeno per un breve periodo come lo era stato più di un millennio prima l’Impero Romano.
E' da qui che bisogna partire, da quel legame con il mondo classico per capire chi si è e da dove si proviene e questo non riguarda solo il contesto italico ma tutto il continente Europeo.
Sentiamo spesso uscire dalle bocche di alcuni cialtroni la frase “Essere dalla parte giusta della storia”. Ma cosa significa? Cos’è realmente la Storia?
La storia è un insieme di eventi (qualsiasi azione fatta) in un determinato spazio ed in una determinata frazione di tempo. La storia è oggettiva, la storia la viviamo, vi siamo immersi senza neppure accorgercene. Immaginiamo un punto che si muove continuamente lungo una retta da sinistra verso destra, a sinistra la strada già percorsa, a destra la strada da percorrere, la storia è quella linea. Se immaginiamo di farne una fotografia avremo una visione statica, a sinistra il passato, il punto è il presente e a destra il futuro, ma solo facendo uno scatto con una macchina fotografica riusciamo a catturare la Storia per poterla descrivere in quanto il punto che rappresenta il presente è in continuo movimento. Da quell’immagine scattata traiamo quella che in malo modo viene chiamata storia ma che in realtà è storiografia.
Perché è importante capire questa distinzione?
Immaginiamo un evento che potremmo ricordare in cui partecipano più persone, spesso gli avvenimenti che ricordiamo sono quelli che ci creano allegria o tristezza. Immaginiamo una situazione in cui siamo protagonisti (poco importante se in grande o piccola parte ), in quanto individui ognuno di noi vedrà quello che succede dai propri occhi, dalle immagini che arriveranno al proprio cervello il quale darà una interpretazione delle stesse. Nel momento in cui andiamo a raccontare cosa succede ognuno di noi vedrà le cose in maniera differente, chi aggiungerà dei particolari che altri ignorano, chi darà per scontate cose che gli altri ignorano, questo perché la nostra mente ottenuta l’informazione che proviene dai nostri sensi ne trae le conclusioni. Se ognuno di noi confronta la descrizione dell’accaduto otterremo molteplici versioni dello stesso avvenimento, alcune potrebbero pure contraddirsi. Diamo per scontato che chi descriva agisca in buona fede, senza voler ingannare non vi è un giusto od uno sbagliato, semplicemente ognuno ha percepito dai propri sensi qualcosa di diverso, o di simile. La persona che guarda questa immagine e che deve fare un sunto dovrà scegliere tra tutte le nostre descrizioni di quell’evento le parti che ritiene più veritiere. La storiografia quindi descrive la Storia, la quale è vissuta da esseri umani i quali la descrivono come tali e viene a sua volta raccolta da altri esseri umani i quali la narrano come tali ed a volte agiscono in mala fede per mettere in risalto od omettere ciò che è più conveniente.
Giusto o sbagliato è un giudizio morale che diamo sulla base di una scala valoriale e non su una base oggettiva. La Storia è un insieme di eventi e in quanto tale non potrà mai essere giusta o sbagliata. La storiografia invece, si sa che la scrivono i vincitori e quindi difficilmente potrà essere quanto più oggettiva.
Lo  spazio è la penisola italica ed il continente europeo, ma qual’è il frammento di tempo da prendere in considerazione? Non possiamo certo pensare di essere nell’antichità o nel rinascimento. Quello è un riferimento geografico/valoriale che ci indica proprio lo spazio dove agire, ma non il tempo. Il tempo non può che essere legato al momento in cui e stata ceduta la nostra libertà e la nostra sovranità.
8 Settembre 1943, da quel giorno si è ufficialmente siglata l’occupazione militare dell’Italia da parte del parassita anglosassone cosa che si è estesa a tutto il resto d’Europa ed è causa dei mali che viviamo ai giorni nostri.
Proprio dal secondo conflitto mondiale il mondo anglosassone ha iniziato a parlare di un lato buono ed uno cattivo (o di uno giusto e di uno sbagliato), il nemico non era più un esercito sul campo di battaglia ma un’idea di sviluppo della società e di visione del mondo( weltanschauung), non più una guerra di conquista ma una guerra di civiltà. L’avversario diventava il nemico, nel senso di nemesi, da eliminare, liquidare, annichilire, cancellare, annullare; lo diceva apertamente Winston Churchill mentre bruciava vivi sotto le bombe gli abitanti di Dresda, o quando bombardava la penisola italica da Nord a Sud. Continuando vi sono anche le bombe ad Hiroshima e Nagasaki o la “denazificazione” post bellica della Germania ove chi si rifiutava di “rinunciare” al proprio passato veniva ostracizzato dalla società, doveva cessare di esistere, scomparire, annullarsi. E cosi, per ogni conflitto aperto dagli anglosassoni e dai loro maestri kippati il nemico veniva attaccato in primis sul piano morale, molto spesso attacchi ancor più potenti di quelli militari (Goebbels ha fatto scuola a tutti).
Spazio e tempo sono concetti fondamentali per capire dove siamo e dove ci troviamo ma anche da dove veniamo e quale può essere il nostro futuro. Ora che abbiamo compreso questo possiamo occuparci realmente del concetto di occupazione.

GEOMETRIA dell’ OCCUPAZIONE
Cosa significa essere occupati? Significa in primis non essere liberi. Sorge la necessita di definire cos’è la libertà e l’essere liberi.
Vi è un primo concetto di libertà che viviamo sulla nostra pelle quando ci viene negata, ovvero quando ci troviamo di fronte a dei divieti imposti che ci impediscono e/o ci limitano, o quando riceviamo degli ordini o delle regole che ci obbligano a fare qualcosa. Questo concetto di libertà lo viviamo fin da piccoli nel contesto familiare, poi man mano che si cresce sempre più “attori” interverranno compreso lo stato, quando dal compimento della maggiore età veniamo a tutti gli effetti ritenuti perseguibili dal codice penale nel caso agiamo contro di esso.
Non vogliamo dilungarci su questo concetto di libertà perché lo capiamo tutti, lo abbiamo vissuto negli ultimi anni quando venivamo obbligati a rimanere chiusi in casa per una presunta influenza, o quando ci veniva dato l’obbligo di inocularci dei preparati medici che non erano stati adeguatamente testati.
Vi è un secondo concetto di libertà, un’ idea di libertà che viene spesso tralasciata e a mio avviso è ancora più importante della prima perché ne sta alla base: in questo caso i divieti che ci impediscono e/o limitano, oppure gli obblighi che ci costringono a fare qualcosa sono nella nostra mente perché ci arrivano dall’ambiente circostante. Nel blocco dei paesi chiamati “Occidente” la più grande limitazione di libertà si ravvisa nelle menti delle persone le quali di fronte al sacrosanto esercizio del proprio intelletto critico arrivano fino ad un certo punto e poi si fermano, in quanto pensare al di fuori di determinati “steccati” diventa un atto “terroristico” e chi lo fa viene ostracizzato, marchiato come estremista o pazzo.
Come le religioni e le ideologie avevano dei dogmi anche le società contemporanee nichiliste hanno a loro volta dei dogmi, proprio questi dogmi rendono le persone schiave pur credendo di essere libere, perché lo status di schiavo non è reale ma è mentale, si è schiavi infatti dei consumi e la propria libertà è commisurata a quanto si possiede, si è schiavi del politically correct e del progressismo sessantottino che ha dato vita agli obbrobri e alle aberrazioni che viviamo nel nostro tempo, ne  sono esempio gli asterischi per la parità di genere e l'elogio delle diversità come specie in via d’estinzione. E' proprio per questi motivi che uno schiavo non potrà mai mettere in questione la storiografia ufficiale e dovrà a credere tutto ciò che gli verrà propinato, diventando egli stesso braccio armato del sistema e megafono della “verità” calata dall'alto.
Non possiamo quindi parlare di sovranità se non capiamo realmente cosa sia la libertà, perché per essere sovrani bisogna essere liberi e il realizzare la dimensione spaziale e quella temporale ove ci muoviamo e il riconoscere che fino ad ora si  è vissuto come schiavi è la base per poter essere liberi: smettere di dare tutto per certo, diventare curiosi e chiedersi cos’è realmente la realtà che ci circonda.
Cosa significa relatività? Prima si portava come esempio per descrivere la storia e la storiografia un avvenimento di cui molte persone facevano parte e ad ognuna di esse veniva chiesto di descriverlo. Ogni individuo dava una versione propria, che poteva discostarsi più o meno da quella degli altri, questo ci spinge a capire che non è questione di giusto o sbagliato ma delle informazioni che i cervelli delle persone ottengono dai sensi e dalla conoscenza pregressa che portano ognuno di noi ad avere una visione diversa (anche se di poco) su ciò che accade. Come si può credere ad una realtà preconfezionata, dalla scuola alla Chiesa, dalla televisione ai social media? Interrogarsi su ciò che ci circonda è il primo passo per acquistare la vera libertà, e quindi per avvicinarsi ancor più alla sovranità.
Per essere sovrani è necessaria la libertà, ora che è chiaro appieno il concetto di libertà, va spiegato cosa differenzia la libertà dalla sovranità.
Nel momento in cui riconosciamo il relativismo di ciò che ci circonda e smettiamo di credere a ciò che ci viene detto a priori è il momento in cui diventiamo liberi. Ma non significa essere sovrani. Saremo sovrani solo quando la maggioranza degli individui che ci circondano saranno a loro volta liberi. Se la libertà la si acquisisce individualmente la sovranità la si acquisisce in gruppo. La comunità alla quale apparteniamo potrà diventare sovrana solo quando la maggior parte delle persone al suo interno saranno libere. Se applichiamo questa logica agli stati diventano sovrani solo gli stati nei quali la maggioranza dei cittadini sono liberi.
Un individuo non potrà mai raggiungere individualmente la sovranità in quanto non esiste un individuo che anche suo malgrado non sia inserito all’interno di un sistema formato da varie comunità, pure il selvaggio che vive nella giungla, per quanto ampia sia la sua libertà, non sarà mai sovrano in quanto l’ambiente in cui vive appartiene ad uno stato, almeno questo possiamo affermare con certezza per quanto riguarda il pianeta terra.
Quando la maggioranza degli individui in una comunità (o in un contesto) diventa libera e non è più una mandria, è a sua volta sovrana e questa è l’unica definizione di sovranità. Un popolo sovrano potrà anche essere occupato militarmente, ma resterà sovrano, in quanto la maggioranza almeno non offrirà mai supporto all’occupazione la quale  potrà esistere solo in ambito bellico qualcosa che a lungo andare sfianca l’occupante. Se guardiamo all’Europa e alla penisola italica non possiamo parlare di questo perché vengono a mancare i prerequisiti di comprensione della dimensione spazio temporale e del concetto di libertà, quindi diventa inutile parlare delle 130 basi straniere solo nella penisola italica.
Ora che abbiamo compreso libertà e sovranità possiamo cercare di capire meglio quella dimensione spazio temporale nella quale ci dobbiamo concentrare. Parlare delle Americhe, delle Afriche e delle Asie diventa inutile se prima non ci si concentra sull’Europa. Siamo in Europa, la sovranità in Europa è quello sui bisogna focalizzarsi, i popoli degli altri continenti si focalizzeranno sulla propria. Sicuramente i concetti di libertà e sovranità qui indicati servono anche ai popoli non Europei per uscire dal giogo coloniale degli ultimi 500 anni.

RITORNO all’ EUROPA
L’errore di Napoleone Bonaparte e di Adolf Hitler fu di aprire due fronti bellici. Entrambi provarono a conquistare l’Inghilterra ma fallirono, decisero quindi di conquistare la Russia. Se il primo obiettivo falliva perché potenze tellurocratiche non potevano conquistare una talassocrazia, anche il secondo falli, proprio perché l’avversario non era da meno rispetto agli Inglesi. Come avvenne nel 1815 con il congresso di Vienna, cosi avvenne nel 1945, conferenze tra stati in cui veniva deciso l’assetto del continente Europeo. L’Europa usciva sconfitta dal secondo conflitto mondiale e occupata militarmente ad Est e ad Ovest. Una occupazione che da militare diventava anche politico-culturale. Nel 1985, dopo quarant'anni, con l’elezione a segretario generale del Pcus di Mikhail Sergeevich Gorbachev il blocco est cessava di esistere, un’operazione iniziata ufficialmente l’anno successivo e conclusasi dopo soli tre anni nel 1989. Ma cosa realmente e’ successo nel 1989?
La favola che ci viene raccontata è che l’Europa si è riunificata, che è assolutamente falso. In primis perché se da un lato il blocco dell’Est e il modello dell’Est cessavano di esistere, e le truppe russe venivano ritirate dai paesi dell’Est Europa, non accadeva altrettanto nel blocco Ovest.
Il blocco Ovest e il suo modello non cessavano di esistere ne cessava di esistere la presenza militare americana in esso. Si creò un vacuum che fu immediatamente riempito con l’Ovest che si allargava ed inglobava l’Est. Non vi era una riunificazione dell’Europa, ma un allargamento del blocco Ovest nell’ex blocco Est. Un allargamento che fu culturale e sociale con l’adozione della cosiddetta economia di mercato e del modello “liberal democratico” nonché’ politico – militare con l’inclusione dell’Est nel mercato unico europeo e nell’Alleanza Atlantica. Primo palese esempio è la cosiddetta “riunificazione” tedesca. Fu indetto un referendum nell’allora Germania Est (Repubblica Democratica Est) per unificarsi all’ovest, non fu invece fatto altrettanto in Germania Ovest, in quanto non vi era l’obiettivo di una fusione o di una proprio unificazione bensì una annessione dell’Est all’Ovest.
L’unico paese ad Est che per la sua storia non dipendeva ne dall’agente occidentale Gorbachev ne aveva intenzione di abbracciare l’Ovest era la Jugoslavia guidata da Slobodan Milosevich. La distruzione della Jugoslavia diventava necessaria per inglobare l’Est nell’Ovest in quanto non si sarebbe potuto accettare all’interno del blocco Ovest un paese che non si  adattava a questo modello e che guardava alla Cina come possibile soluzione per il proprio modello economico e sociale.
Vi erano anche le velleità neoimperiali della Germania Ovest (Repubblica Federale Tedesca) che vedeva in un tutto l’Est Europa il suo impero, peccato che non era un paese sovrano e libero ma sotto occupazione anglosassone dal 1945, ove il dissenso politico e la non adesione alla denazificazione venivano puniti sia penalmente che ostracizzando quei poveri tedeschi che volevano rimanere con le loro convinzioni. Chi pensa che l’espansione dell’Ovest ad Est fosse guidata dalla Germania è un povero illuso (o idiota), era invece una operazione anglosassone capitanata da Washington e Londra con l’obiettivo di rubare quanto piu terreno alla Russia, sapendo che Gorbachev ed Eltsin non sarebbero durati a lungo e che chiunque fosse venuto dopo avrebbe rialzato il paese dallo status semicoloniale.
La distruzione della Jugoslavia nacque con la Germania che riconosceva l’indipendenza Slovena e Croata nel 1991 e passava per l’intervento militare americano in Croazia verso la Serbia Krajina, e gli interventi NATO in Bosnia 1995 e Kosovo 1998-99. Ovviamente passava anche in maniera ancor più orribile per un “tribunale” internazionale anti-serbo che aveva l’obiettivo di punire i leader Serbi che avevano osato alzare la testa. E questo ci riporta al 1945 dove al fianco del lavaggio del cervello fatto ai tedeschi chiamato “denazificazione” di cui abbiamo già parlato fu creato per la prima volta nella storia un tribunale che giudicava i crimini della parte sconfitta, cercando di far si che invece che vincitori e vinti vi fossero buoni e cattivi, giusti e sbagliati, il lato buono e quello cattivo della storia. La cosa che ha caratterizzato gli anglosassoni, e i loro satrapi è una presunta superiorità morale verso chi combattevano trasformando una guerra in una crociata per il bene contro le forze del male. E qui ci ritornano tutti i concetti precedentemente elencati di storiografia, di libertà e di sovranità. Le mandrie credono alla storiografia ufficiale perché non sono libere e quindi non potranno mai essere sovrane.   
Da ricordare sono due date importanti per l’Europa il 1982 e il 1992.
Nel 1982 avveniva la prima guerra NATO in Libano (camuffata sotto mandato ONU) a cui partecipavano Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia. L’Italia sfortunatamente ha partecipato a tutti i conflitti degli americani fatti tramite NATO. A parte le guerre in Jugoslavia sopra menzionate tutte le guerre NATO a partire dal Libano interessavano in grosso modo l’area Medio Orientale, in parte l’Africa, ma il filo reale che lega tutti gli interventi NATO (inclusi quelli in Jugoslavia) è il fatto che queste invasioni sono state fatte in territori con presenza musulmana. Non è questo il luogo per approfondire questo tema ma invitiamo tutti a studiarsi tutti gli interventi NATO (sia con mandato ONU che senza) che stranamente riguardano tutte aree di popolazione prevalentemente musulmana. In poche parole (anche se vi sarebbe molto da dire), gli anglosassoni fin dal XIX secolo videro come wahabismo e salafismo erano la soluzione per lasciare popolazioni in uno stato retrogrado in maniera da controllarne i governi e rubarne le risorse, ma poiché parliamo di Europa non è questo il luogo per discutere di Medio Oriente. L’unica cosa che si può dire è che l’Europa ha due vicini: la Russia e il Medio Oriente/Nord Africa. La presenza militare anglosassone in Europa serve ad assicurare gli interessi anglosassoni nella regione Medio Orientale nonché ad ancorare a sé l’Europa in funzione anti russa.
L’altra data importante è il 1992, data in cui con il trattato di Mastricht la CEE diventava UE, la principale differenza era che da una semplice unione economico doganale nasceva una unione politico monetaria. La CEE nasceva nel 1957 per allargare la cooperazione iniziata con la CECA nel 1951, nel 1960 trasversalmente nasceva l’AELS (in inglese EFTA) che differiva dalla CEE per l’assenza di un' unione doganale, entrambe le istituzioni erano legato al Blocco Ovest in quanto ad Est tra le economia dei paesi socialisti vi era il COMECON. Nel 1992 nasceva il mercato unico europeo con la creazione dell’Area Economica Europea che univa i paesi CEE (poi UE) con i paesi AELS. La Svizzera a seguito di un suo referendum interno decise di non aderire al mercato unico tramite l’Area Economica Europea ma tramite accordi bilaterali credendo in questa maniera di aver più potere di negoziazione.
Se da un lato il mercato unico europeo è sicuramente un’idea buona che va conservata, implementata e ampliata non lo è l’unione politica soprattutto fatta sulla base del blocco Ovest e della sua sovrastruttura. E' palese come la spinta per una unione economica nel blocco Ovest era voluta dagli anglosassoni per fare da collante ove la NATO non poteva arrivare (quindi su questioni economiche).
Oggi diviene impossibile scindere la NATO dall’UE, se non per il fatto che la prima ha una funzione militare assente nella seconda e la seconda ha una funzione economica assente nella prima. Ma entrambe le istituzioni hanno una componente politica che è tale e quale e fanno si che NATO e UE siano istituti antieuropei a solo fine di giogo anglosassone sull’Europa.
Per l’Italia proprio il 1992 è l’anno in cui vi fu quella legislatura biennale che fece da spartiacque tra prima e seconda repubblica dove il socialista Amato faceva il prelievo forzoso dai conti degli italiani e il democratico Ciampi sul panfilo Britannia svendeva le proprietà dello stato; l’anno in cui il buon Di Pietro faceva mani pulite e poi riceveva una medaglia dagli americani per aver fatto fuori gli ultimi resti di pseudo sovranità italiana (vedi Sigonella); l’anno dal quale iniziò lo smantellamento del Welfare State che tanto era servito durante la Guerra Fredda per non far vincere le sinistre, ma ora che venivano a mancare venivano quindi a mancare anche i presupposti per mantenerlo in vita, inoltre è proprio in quegli anni che iniziano le migrazioni via Mediterraneo a partire dagli Albanesi nel 1991.
Con l’assenza del nemico ad Est venivano meno le condizioni per l’amministrazione anglosassone dell’Europa di voler mantenere l’Ovest come vetrina per l’Est e l’Europa poteva essere lasciata a se stessa tra crisi economiche e migrazioni. La vera ed una “libertà” ottenuta dai paesi dell’Est Europa dal 1989 ad oggi è quella di poter emigrare ad ovest a pulire cessi (Ad ognuno il suo). Ovviamente a questo si aggiunge il fatto che le sinistre con la “scomparsa” del socialismo lo hanno sostituito con il progressismo sessantottino, una lotta alle disuguaglianze non più legate alla classe sociale o alla distribuzione della ricchezza bensì legate ad aspetti personali dell’essere umano: dal colore della pelle alla sessualità.
Dopo 30 anni dalla scomparsa del socialismo, le sinistre sono diventate l’espressione della porzione benestante della popolazione creando quindi uno status quo e comportandosi in maniera reazionaria sfociando spesso nella censura. Sentiamo parlare costantemente di “odio”, linguaggio d’odio e crimini d’odio. Ma l’odio è un sentimento come l’amore, e non può essere normato dallo stato tramite le leggi, ed è un’aberrazione inserire nel codice penale il concetto di odio da punire anche con la reclusione. Tra l’altro in questo modo le discriminazioni aumentano perché non si cerca di risolvere il problema alla base capendo che etnia, religione e sessualità non sono elementi distintivi di un essere umano. Al contrario si accentuano queste diversità in quanto talune categorie di cittadini ricevono leggi favorevoli sulla base di aspetti personali.
Il problema non diventa quindi il il discriminare ma il non apprezzare le differenze, il che è pur sempre una discriminazione, in quanto si crea un trattamento diverso a seconda dell’individuo che si ha davanti e questo può certo farlo un singolo ma non può farlo lo stato che dovrebbe trattare tutti i suoi cittadini in maniera eguale, non esistono quindi necessità di quote rosa nè di leggi contro “l’odio”.
Negare la necessità di uno spazio europeo comune come il “Mercato Unico Europeo” è da folli, in quanto questo permette all’Europa di essere una potenza e di tornare al centro del mondo. Che l’Europa si sia arricchita con 5 secoli di colonialismo sulle spalle degli altri popoli è noto ed è innegabile, ma la soluzione per render giustizia a questi crimini non sarà mai il trasbordare tutti i poveri del mondo in Europa, neppure dire che l’uomo bianco va fatto scomparire. Un' Europa sovrana, e consapevole del proprio passato è la vera risposta, una Europa che guarda al resto del mondo non come Terzo Mondo, non come a dei selvaggi da civilizzare e neppure una Europa che deve dare lezioni di civiltà anche a popolazioni con una storia più antica di quella Europea come possono essere le civiltà della Cina, dell’India e del Medio Oriente.
Diventa quindi necessario che questa presa di coscienza, questa rivolta contro la schiavitù per acquisire la propria sovranità non possa che essere portata avanti da tutti i popoli Europei, tra i quali serve cooperazione e non delle mura. Questa nuova idea di Europa torna all’Europa classica, l’Ellade e la penisola Italica tornano quindi protagoniste, non sono più il peso morto della BCE ma il centro della civiltà Europea che non nasce nè a Londra nè a Bruxelles ma dal Mediterraneo e dagli altri mari che lo compongono.

MARE NOSTRVM
Il ritorno alla classicità non è un semplice riferimento culturale per l’Europa ma diventa anche un concetto geopolitico, per cui ogni abitante della penisola italica dovrebbe lottare, riportare il baricentro dell’Europa invece che a Londra/Bruxelles nel Mediterraneo. Questa idea è sicuramente avversa agli anglosassoni che dalla scoperta dell’America sono diventati i proprietari prima dei mari e poi dei cieli. Gli Inglesi decisero di far diventare il Mediterraneo il loro mare, sottraendolo sia alle repubbliche marinare di Genova e Venezia sia agli Ottomani. Questo avrebbe aperto loro successivamente il controllo per la colonizzazione del Medio Oriente e dei flussi commerciali verso le Indie ed in generale l’Oriente. Tutt’oggi possiedono Gibilterra e parte dell’isola di Cipro, simbolo che dal Mediterraneo e dal Medio Oriente non intendono andarsene. Diventa quindi una sfida al loro dominio l’idea che l’Italia (e l’Europa) guardi al Mediterraneo come “Mare Nostrvm”, questo perché darebbe un ruolo talassocratico alla penisola Italica verso tutte le sponde del Mediterraneo, rendendola una potenza e rendendo l’Europa a sua volta più forte e più indipendente dal dominio anglosassone. Questo è impensabile nella situazione di occupazione contemporanea ma può essere una idea vincente qualora i popoli Europei acquistino la propria sovranità. Europa non più Atlantica ma Mediterranea, non più Occidente ma incontro di culture.



ORIENTI ed OCCIDENTI
Cos’è l’Oriente? Tutto ciò che non è Occidente. Per i popoli dell’Ellade la Persia era Oriente, ma per i Romani l’Ellade stessa era Oriente. La prima volta che si “divideva” l’Europa in occidentale ed orientale era con la divisione dell’Impero Romano, Roma e Costantinopoli, l’uno di lingua latina, l’altro di lingua ellenica che avrebbe dato origine poi al periodo bizantino. Con lo Scisma d’Oriente del 1054 si conferma questa divisione d’Europa, cattolica quella latina e ellenica quella ortodossa. Con la scoperta dell’America e il periodo coloniale l’Oriente diventa tutto ciò che è al di fuori delle potenze Europee. Ma dove troviamo l’origine dell’Occidente contemporaneo? Sicuramente nell’Illuminismo e nella Rivoluzione Francese con la dichiarazione dei diritti dell’uomo risultato della stessa, questa dichiarazione sarebbe poi stata riecheggiata dall’ONU nel 1948 e avrebbe dato origine alla teoria dei diritti umani. Vi sono stati europei in cui le istanze illuministe hanno permeato la società, altri stati come la Russia in cui non solo i sovrani erano quanto più avversi all’illuminismo ma la stessa società non ne venne mai influenzata. Questo creò la prima divisione reale che oggi può esserci a livello politico all’interno dell’Europa. E' proprio quell'ideologia dei diritti umani che ha fatto corrispondere l’Europa all’Occidente in quanto parte del blocco anglosassone il quale sarebbe il più civilizzato in quanto più ricco e sviluppato.
Una delle necessità per l’Europa è tornare ad essere Europa e non occidente, lasciare perdere questa dicotomia che ha portato alla morte dell’Europa, della sua civiltà, della sua società e degli Europei. L’unico modo per tornare all’Europa è quindi l’abbandono della teoria dei diritti umani quale è il giusnaturalismo, del lato giusto della storia, dell’essere primo mondo, e del concetto di liberaldemocrazia, nonché del progressismo sessantottino. Rompere questi schemi, queste convinzioni ed uscire dalla gabbia che può esser presente nella mente di uno schiavo è necessario come è stato già evidenziato per riacquistare la libertà e la sovranità.
L’Europa europea e non più occidentale o atlantica. Questo diventa l’obiettivo reale per un movimento di liberazione del continente Europeo dall’occupazione anglosassone. Certo un’Europa che dialoga con Africa ed Asia ma anche con le Americhe ma di certo una Europa sovrana che non significa neocoloniale, ma libera da ogni giogo. La presenza anglosassone va quindi sconfitta prima ideologicamente e poi sul piano reale con l’espulsione delle truppe militari. Uno schiavo che non è libero non potrà mai alzare la testa per questo Praesidivm nasce con un’ottica culturale. Non come partito o agglomerato di partiti, ma come associazione culturale che riporti il legame con il mondo classico e che renda “la mandria” cosciente della propria condizione di schiavitù al fine di affrancarsi e diventare sovrana.
Per una idea di Europa imperiale, quale poteva essere prima l’Impero Romano e poi il Sacro Romano Impero Germanico. Una Europa degli imperi e non delle nazioni. Il nazionalismo non ha emancipato l’Europa ma l’ha resa schiava solo nei periodi imperiali l’Europa è stata forte ed al centro del mondo.
Mai più Occidente, mai più Atlantica. La nostra Europa è Europea in primis.
E se queste poche righe vi hanno convinti ad unirvi in questo cammino siete i benvenuti.
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